Berlusconi sarà sentito come teste nella trattativa Stato-Mafia. Il Cavaliere è indagato di reato connesso e non potrà rispondere alle domande sulla sua posizione.
FIRENZE – Silvio Berlusconi sarà sentito come teste nella trattativa Stato-Mafia. Il Cavaliere l’11 novembre sarà in Aula per deporre sul ‘biennio nero’ tra il 1992 e il 1994. La Procura ha ribadito l’iscrizione sul registro degli indagati per l’ex premier accusato di reato connesso. Per questo non potrà rispondere a domande sulla sua posizione e se lo farà dovrà dire la verità. La sua deposizione è stata chiesta da Marcello Dell’Utri, storico braccio destro condannato in primo grado a 12 anni.
Silvio Berlusconi sentito come teste, l’ordinanza del Tribunale
L’ordinanza della convocazione di Berlusconi è stata letta in Aula dal presidente Angelo Pellino e citata da Il Fatto Quotidiano: “Silvio Berlusconi deve apparire davanti alla Corte nella veste di teste assistito ai sensi del 197 bis con tutte le garanzie previste. Va inoltre precisato che l’esame dovrà svolgersi in conformità con l’articolo 210, comma 6, e fissa l’esame il giorno 11 novembre, con l’invito a farsi assistere da un di fiducia”.
Nel testo è confermata l’iscrizione sul registro degli indagati del Cavaliere: “Si prende atto che, dalla comunicazione ricevuta dalla procura di Firenze, si tratta di reati per i fatti di strage del 1993 a Roma, Firenze, Milano e a Fornello del 1994. Tenuto conto di ciò ritiene che Berlusconi debba essere sentito come indagato di reato connesso, dunque con la facoltà di avvalersi della facoltà di non rispondere“.
La deposizione di Antonio Di Pietro
Nell’udienza odierna è stato ascoltato anche Antonio Di Pietro. Il magistrato ha raccontato nei dettagli la vicenda della tangente Enimont: “Scoprimmo che parte della tangente attraverso Paolo Cirino Pomicino era arrivata a Salvo Rima“. Un particolare inedito che potrebbe essere molto utile per il prosieguo dell’inchiesta.
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